Abitato del Timpone della Motta
Introduzione sugli aspetti insediativi
Il Timpone della Motta è una collina che sorge nell’area sud dell’attuale territorio comunale di Francavilla Marittima. Il rilievo presenta pendici molto scoscese su tre lati e solo verso est le pendenze, più dolci, consentono l’accesso al sito. Ad ovest si aprono i monti del massiccio del Pollino, mentre sul lato sud il sito domina il corso del fiume Raganello, una tipica fiumara calabrese, con un corso molto stretto verso la sorgente, che crea delle vere e proprie gole, e un letto molto più ampio a valle, nel quale si sfoga la violenza delle acque che si erano convogliate a monte. Sul lato nord, invece, il sito si affaccia sul corso del torrente Carnevale, di più scarsa portata.
Il Timpone della Motta comincia ad essere abitato nell’età del bronzo medio (XV-XIV secolo a.C.) e restituisce tracce di frequentazione fino al IV secolo a.C. Le fasi di occupazione principale sono quelle della prima età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) e dell’epoca coloniale (VII-VI secolo a.C.), durante le quali il sito è intensamente frequentato prima dalla popolazione degli Enotri, civiltà indigena dell’Italia preromana, e successivamente dagli autoctoni e dai Greci fondatori di Sibari.
Per quanto riguarda la prima età del ferro, le abitazioni si dispongono sulla cima della collina, cosiddetta acropoli, e sulle pendici che vengono livellate e terrazzate artificialmente ai fini dell’insediamento, cosiddetti pianori I, II, III. Le strutture domestiche sono costituite da capanne di forma ovale o absidata, con alzati in legno e argilla pressata, tetti di paglia e canne. Una di queste, la cosiddetta “Casa delle tessitrici” ha restituito tracce archeologiche che fanno pensare all’uso dell’abitazione anche per eventi rituali e cerimoniali, legati alla pratica della tessitura: lo indiziano, in particolare, il rinvenimento di grandi pesi pertinenti ad un telaio monumentale, la scoperta di un grande strato di cenere lungo il lato meridionale dell’edificio e di una struttura interpretata come altare, da correlare a riti e sacrifici di animali. Successivamente, dal 650 a.C. circa comincia a fare la comparsa un nuovo modello per l’architettura domestica, quello della casa di forma rettangolare, costituita da fondazioni in ciottoli fluviali, murature in mattoni di argilla cruda, tetti con tegole e coppi in terracotta. Tale tipo di struttura trova ampia diffusione nel VI secolo a.C.
In moltissimi casi, le case in muratura di epoca coloniale si sviluppano in sovrapposizione alle capanne più antiche, negli stessi spazi e con i medesimi orientamenti. Questo elemento fa pensare alla continuità della comunità enotria del Timpone della Motta anche dopo la fondazione nel 720 a.C. circa dell’importante colonia greca di Sibari. L’impianto di questa città, che nel VI secolo a.C. diverrà un vero e proprio impero territoriale, influenzerà molto la cultura indigena, ma sul Timpone della Motta anche in epoca coloniale rimarrà un forte legame con le tradizioni passato e, in particolare, con le abitazioni dei propri antenati.